Il mito dell’arancia. E dell’Aranciata

19/10/2019

Nel Giardino delle Esperidi, un magico luogo già descritto da Esiodo nella Teogonia, nelle isole mitiche al centro del mare, sul confine occidentale della terra, dove il giorno e la notte s’incontravano, fioriva un giardino rigoglioso, ricco di pomi d’oro, che le Esperidi custodivano insieme al drago Ladon. 

L’albero dei frutti d’oro era stato generato quando Zeus ed Era si sposarono, come augurio di eterna fertilità. E quei pomi magici e mitici, simbolo per tutta l’antichità della fecondità e dell’amore, erano le arance amare. 

Né i greci né i romani seppero scoprirne tutte le proprietà aromatiche, poi arrivarono gli Arabi. 

E inventarono, tra le altre cose, un dolce che in questi giorni riempie di agrumati profumi tutto il nostro laboratorio: l’Aranciata. 

Di queste scorzette, candite nel miele, si trova traccia in tutta la letteratura di pasticceria che lungo i secoli ha raccontato la tradizione siciliana e che mai ha saputo resistere al grande fascino dell’arancia e dell’Aranciata, quel piccolo dolce miracolo che un tempo accompagnava l’inverno e faceva digerire gli “abbuffi” delle feste. 

Cominciate a farne scorta e tenetela sempre in un cassetto della dispensa, accanto a qualche barretta di cioccolato amaro: una coppia perfetta, alla fine di ogni cena.